Nella seconda metà del ‘900, il “frigidaire” diviene un essenziale aiuto per le casalinghe, nonché il centro della vita domestica.
Nel secondo dopoguerra la Fiat acquisisce dall’azienda americana Westinghouse la licenza per produrre apparecchi frigoriferi, negli stabilimenti torinesi del Lingotto. Negli anni ’50 in Italia le infrastrutture per la distribuzione dell’energia elettrica erano poche e gli elettrodomestici faticavano ad imporsi.
La mancanza di un robusto mercato stimola l’azienda a prendere iniziative promozionali, come regalare frigoriferi ai concessionari di automobili e ad avviare campagne mirate per diffondere il bisogno di strumenti che ancora molti ritenevano necessari.
Dal punto di vista progettuale e del design, i frigoriferi Fiat non si discostano dalle caratteristiche della produzione tipica degli anni Cinquanta. Le macchine per lo stampo delle scocche metalliche bombate, vere e proprie carrozzerie, vengono messe a punto con la casa madre e le innovazioni tecnologiche acquistate all’estero.
Il salto di qualità avviene con il boom economico degli anni Sessanta e l’affrancamento dell’industria italiana dal piano Marshall.
Oggi questi frigoriferi, anche se non più funzionanti, diventano gradevoli oggetti d’arredo, sia nei salotti che nei ristoranti. Riutilizzare e rivisitare un frigorifero anni ’50 permette di personalizzare un arredo usuale in qualcosa di originale ed estroso.
Carmen Verde